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11
Giu

Equilibrio dell'Anima di Russ Clune

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Oggi vogliamo presentarvi un articolo scritto il mese scorso da un amico che abbiamo visitato nel nostro ultimo viaggio negli Stati Uniti.

Abbiamo trascorso qualche giorno nella meravigliosa casa di Russ Clune a New Paltz e mentre ascoltavamo alcune storie incredibili non ho resistito ... ho chiesto a Russ di poter pubblicare l'articolo anche sul nostro BLOG.. (l'originale si trova a questo indirizzo  http://eveningsends.com/climbing/day-sent-balance-soul/ )

Il giorno che Ho chiuso "Equilibrio dell'Anima"

Russ Clune va a Dresda con Wolfgang Gullich per scalare gli infami “runout” delle vie di “Bernd Arnold”. Niente Nuts. Niente “cams”. Niente magnesio. Solo nodi, anelli a pressione e grandi cadute

Uno dei vantaggi di una carriera estesa di arrampicata è l'accumulo di storie: ricordi che si condividono con gli altri ; memorie, piccoli dettagli sensoriali che ti riportano indietro a tutti i viaggi che hai fatto vie che hai arrampicato e partner che tenevano le vostre cadute, molti dei quali potrebbero non essere più in giro. Ecco una storia di tanto tempo fa : un tempo trascorso in un paese che non esiste più mentre si arrampicava con un caro amico ormai defunto , Wolfgang Gullich .

Nella primavera del 1985 , sono arrivato per una lunga vacanza in Germania Ovest per arrampicare e passare del tempo con Wolfgang. Per coloro che non sanno o sono nati dopo la sua morte dovuta ad un incidente automobilistico nel 1991 , Wolfgang Gullich è stato probabilmente il più forte ed iconico Arrampicatore per gli standard della mia generazione, avendo stabilito il primo 5.14a del mondo (Punks, in palestra ; 1985) , il primo 5.14b (Wallstreet , 1987) , e il primo 5.14d (Action Directe , 1991) , per il quale si è allenato scalando su e giù per uno strapiombante pannello di legno a liste presso il “Campus Training Centre” nella palestra della sua università; da qui il termine "campusing".

Questo è stato anche un momento di cambiamento “sismico” nel mondo dell'arrampicata. Wolfgang-Gullich.jpg

Nel corso del 1970 gli Stati Uniti sono stati l'epicentro dell’ arrampicata su roccia. La definizione di “free climbing”, con tutte le regole (senza resting, nessun pre-ispezione e di certo senza chiodatura dall’alto) era più o meno un'invenzione americana, basata un po 'su quello che era già iniziato in Gran Bretagna. Il continente europeo era rimasto molto indietro rispetto agli standard negli Stati Uniti e nella Gran Bretagna. Quelle grandi scogliere calcaree erano state utilizzate per allenarsi alle salite alpine e rimanevano in attesa che qualcosa accadesse. L'arrampicata sportiva è stata rapidamente accettata in Europa, in generale, ma non senza alcuni problemi. Wolfgang e un branco di altri europei avevano iniziato a spingere forte “non appena i trapani avevano cominciato ad uscire” e mentre l’idea di praticare i movimenti prima di provare un “red-point” stava consolidandosi. Chiunque presente sulla scena dell’arrampicata Statunitense nella prima metà del 1980 si ricorderà le “divisioni” causate, ma questa è un'altra storia.

 

Quello che avevo preso a cuore mentre viaggiavo in Europa era decisamente un atteggiamento di "adattazione". Se mi trovavo in Frankenjura "no-resting". Se mi trovavo a casa in una falesia "Trad", mi calavo dopo una caduta; niente spit e praticamente facevo lo yo-yo sulla via. Tutti gli stili erano una sfida in sè e per sè. E la mistura continuava a mantenere "fresco" questo sport anche per me.

Wolf ed Io avevamo già  passato dei momenti incredibilmente divertenti insieme negli anni passati ed avevamo pianificato diversi mesi di arrampicate in giro per l'Europa per quella primavera/estate. Il primo Stop: Elbsandsteigenbirge, le famose torri di arenaria che circondano Dresda nell'allora Germania Dell'Est. .

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Si era già  cominciato ad arrampicare attorno a Dresda già  dallâ' inizio del 1800 e le vie qui non erano per i deboli di cuore. C'erano delle vere e proprie regole da seguire. Tra alcune di queste regole la completa proibizione nell’utilizzo di protezioni metalliche. Niente dadi e niente cam. Era però permesso l'utilizzo di fettucce annodate: enormi groppi di nodi che potevi incastrare nelle fessure.

C'erano comunque, cosa abbastanza strana, degli enormi chiodi ad anello. Un chiodo ad anello è una barra di metallo lunga circa 18cm del diametro di circa 2cm e mezzo in acciaio, con un enorme anello in fondo che lo fa sembrare un battente di una porta medievale. E questa era la parte piu’ bella. La parte meno bella ? Erano normalmente piazzati a delle distanze molto, molto lunghe l’uno dall’altro. Ancora più intimidatoria la proibizione dell'utilizzo di Magnesite. Potevi rompere le regole? Alcuni visitatori lo facevano ma era una pratica non di certo accolta gradevolmente. Essenzialmente a Dresda se ti fossi messo ad arrampicare con dei nut o delle Cam e tantopiù con il magnesio, saresti stato fortunato a non essere pestato a sangue ma .. onestamente quello che avrebbe fatto piu’ male di un pugno in un occhio sarebbe stato il fatto di sapere che gli arrampicatori della Germania Dell’Est non ti avrebbero rispettato.

 

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One of Bernd Arnold’s handmade ring bolts. Photo:Duane Raleigh/Rock and Ice magazine

 

Questo era il 12mo viaggio di Wolfgang a Dresda e non ci sarebbero state cazzate. Avremmo arrampicato da manuale… Quello della Germania dell’Est Ovviamente.

Eravamo ospiti di Bernd Arnold, che aveva “firmato” molte delle vie piu’ difficili fino ad allora attorno a Dresda. Bernd era una leggenda nel mondo dell’arrampicata al tempo, ed era conosciuto per le sue vie incredibilmente difficili ed ardite su quelle torri di arenaria.

Era diventato famoso tra gli arrampicatori statunitensi tramite un articolo, scritto nella seconda metà degli anni 70 da Henry Barber. Henry era stato uno degli arrampicatori prominenti degli anni 70, viaggiando in tutto il mondo e ripetendo tutte le vie più difficili di ogni posto che visitava. Nella Germania dell’Est aveva incontrato Bernd ed aveva “riportato a casa” alcune delle storie da far rizzare i capelli che raccontavano delle sue ascese a Dresda. Avevo letto quell’articolo diverse volte ed avevo preso appunti su molte delle vie che avevo intenzione di ripetere durante la mia permanenza li.

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Arrivammo da Bernd dopo una lunga e sostenuta guidata e un interminabile “brulicata” attraverso la sicurezza di confine della Germania dell’Est. Finalmente alla casa incontrai Bernd, sua moglie Christine e la loro figlia. Io non parlavo una parola di tedesco e Bernd non spiaccicava una parola di Inglese ma non importava. Parlavamo “arrampichese”. Wolfgang avrebbe tradotto qualcosa di tanto in tanto, se pensava fosse rilevante. Pregammo La famiglia Di Arnold per del buon Caffè e della cioccolata, premi di molto valore, e ci dirigemmo per trovare qualcosa da mangiare ad un Hotel vicino.

 

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Seduto ad un tavolo, tirai fuori dalle mie tasche un pezzo di carta arricciata, i miei appunti dall’articolo di Barber sulle vie che avrei voluto fare mentre a Dresda.

“Cos’è quello?” Chiese Wolfgang

“La lista di vie che devo fare qui” dissi Io

Wolf strappo il pezzo di carta dalle mie mani e lo guardòp per qualche secondo prima di arrotolarlo e lanciarlo dietro le spalle. “Dimenticati queste vie”, disse nel suo forte accento teutonico. “Non sono molto dure ed alcune semplicemente troppo pericolose. Non c’è alcuna ragione di ripeterle. Useremo la MIA lista. Perché rischiare la via su vie facili ? “

Ok… c’era probabilmente qualche tipo di logica dietro al ragionamento. Ma più che altro Wolfgang avrebbe voleva fare la SUA lista di vie, che naturalmente erano le più dure che fossero state aperte dalla sua ultima visita a Dresda. Generalmente parlando, Spiegò Wolfgang, le vie più difficili hanno protezioni migliori. Questo voleva indicare chiodi ad anello più frequenti. Normalmente ne avremmo trovati uno ogni 25/30 piedi invece di uno ogni 40 o 50 … hmm.

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Ancora una volta, proprio perché l’arrampicata sportiva era al tempo ancora uno sport emergente, c’erano poche idee “universali”. A Dresda, per esempio, le vie chiamate “free climb” non erano “free” (in libera) per la definizione intesa nell’Ovest, e spesso includevano sezioni in artificiale che, quasi sempre, si trovavano appena prima o appena dopo un chiodo ad anello.

Ed eccone il perché: Queste “arrampicate in libera” erano tutte fatte dalla base in su; Una tradizione “etica” particolarmente diffusa al tempo. In ogni caso, mentre il primo di cordata stava tentando una via nuova, appena trovava il posto per piantare un chiodo ad anello, tutto era permesso.

Normalmente il primo cercava uno spazio dove avrebbe potuto incastrare qualche sorta di nodo in una fessura, ed appendercisi mentre trapanava. Quando il chiodo era piazzato, spesso diventava una sosta di calata. Dalla “sosta” il secondo sarebbe salito. Qui le cose diventavano interessanti. Se le prossime prese non erano vicine al chiodo ad anello, sostare sulle spalle del secondo, sulla testa o su qualsiasi altra cosa… sarebbe stato tutto “leale”.

In termini di “Gradi di Dresda”, a tutte le vie più difficili veniva assegnato il grado di X (10). In realtà il grado era abbastanza senza senso in quanto si chiamava qualsiasi via, nella “vena d’oro” della libera, “difficile”.

 

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Wolf ed Io eravamo li per “liberare” (redpoint) quelle vie, almeno per una definizione piu’ occidentale.

Questo avrebbe creato un problema inerente: Come ci si sarebbe potuto aspettare, spesso, appena prima del momento di riposo del chiodo ad anello, ed allo stesso modo appena dopo, la roccia avrebbe presentato dei problemi abominabili di “boulder” con le annesse potenziali cadute da “chiappe strette”.

In questo modo ed in ogni caso con la mia lista di vie classiche più facili gettata nel cestino, e con la lista “grado X” di Wolfgang ben stretta nelle mani, la nostra avventura ebbe inizio.

I giorni seguenti furono una macchia offuscata di enormi fatiche, movimenti frustranti, e t-shirts imbrattate dal continuo “rumare” di mani per sopperire alla mancanza di magnesite mentre attaccavamo molte delle ultime vie di Bernd. Una delle mie reminiscenze più vivide ha a che fare con il mio sedersi su un formicaio mentre il mio scroto veniva punto a morte da alcuni di quei piccoli insetti incazzati. Ma la via, e la storia, che non dimenticherò mai di quel viaggio è un arrampicata chiamata (tradotta dall’originale) “Equilibrio dell’Anima”.

Era, ovviamente, una delle vie di Bernd ed era Meravigliosa. Un incredibile, pulito e completamente verticale angolo, apparentemente sprovvisto di appigli per le mani o appoggi per i piedi. E stava solo aspettando una seconda salita.

A circa 20-25 piedi si trovava il chiodo ad anello #1. A più o meno il doppio della distanza c’era l’anello #2. Non ci vuole un genio per fare la matematica e capire che non avresti voluto cadere prima dell’anello #2.

Come si sarebbe dimostrato anche solo lasciare il terreno per raggiungere l’anello #1 non era un compito semplice. Dopo alcuni poveri tentativi, Wolf raggiunse quel punto. Poi si sollevò per altri circa 10 piedi sopra l’anello alchè lo calai a terra.. era il mio turno !!

 

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Lottai con la sequenza iniziale, ma raggiunsi il primo anello. Guardai in su per cercare la prossima protezione e dovetti strizzare gli occhi per vederla. Il prossimo anello era cosi’ tanto in su che sarebbe stato lo stesso se si fosse trovato su Plutone.

Cominciai a spalmarmi ed arginarmi su per il diedro. Non c’erano prese di alcun genere .. nulla di cui poter parlare; Solo piccole differenze nell’angolatura o consistenza del muro, qui e li, come comprimersi tra due pannelli di vetro. Mi sentivo lontano dall’essere sicuro ma continuai facendo del mio meglio per ignorare la crescente distanza tra me e il mio, ormai lontano, paradiso dell’anello #1.

Poco dopo guardai in su e vidi #2 il mio salvatore. Solo uno o due movimenti sopra di me e la seconda salita era in saccoccia.

Fanculo a Me se non la sbagliai. Mi affrettai ad un cambio di piede e cominciai a volare. Terra, eccomi a te ! Come saranno le stanze del pronto soccorso in Germania? Beh almeno non mi faranno pagare. La vita non mi scorse davanti agli occhi. Sapevo solamente che avrei colpito il terreno. Ma non fu cosi’ … Wolfgang vedendo la situazione e trovando il tempo di reagire, corse in giu’. Mi fermai piu’ o meno a 2 piedi dal palco.

Ed ecco la cosa veramente pazzesca. Gli occhi di Wolf erano spuntati fuori dalla testa. E sono sicuro che lo erano anche i miei. E sapete cosa fu la prima cosa che mi disse? NON “WOW che folia!!” NON “non posso credere che tu sia ancora vivo!” …

Tutto quello che disse fu: “Ce la farai la prossima volta”.

Ha Si? .. Come se avessi mai pensato di tornare lassù ?

Ma proprio perché disse questo .. e perché era Wolfgang, lassù ci tornai. Era proprio quel tipo ti compagno: quello di cui ti fideresti per salvarti la vita senza battere ciglio e che avrebbe sempre tirato fuori il meglio di te. Non mi fermai nemmeno a pensare. Salii di nuovo su quella cosa .. e la arrampicai.

Per non bastare ero cosi’ concentrato che non guardai nemmeno più in su per cercare il prossimo anello. Infatti passai quasi oltre fino a quando Wolfgang gridò: “Russ, mettiti in sicura, Rinvia!!”

Ha vero!! Mi assicurai quando l’anello era già all’altezza del bacino… vai a capire.

 

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Ci sono per tutti noi questi momenti di follia dove agiamo in maniera completamente sragionevole. Il matrimonio è probabilmente uno di questi. Salire una via della morte è un altro.

Per me “Equilibrio dell’anima” è uno che si distingue. Quando penso a Wolfgang, e lo faccio spesso, “Equilibrio dell’anima” torna alla memoria. Non era stato un obbiettivo che avrebbe settato nuovi limiti; era solo una di quelle x sulla lista di Wolfgang. Non cambiò il sistema di gradazione ne tantomeno fu una delle mie vie più difficili. Se l’8a.nu fosse esistito non avrebbe fatto alcun rumore. La cosa piu’ importante e la memoria personale di due amici che condividevano un avventura e si divertivano nel farlo. Potete esserne certi, quel pomeriggio fu caffè e dolce. Probabilmente anche un po’ di vino o birra quella sera, ma questo non lo ricordo. “Ce la farai la prossima volta” , quella è la frase che non dimenticherò mai.

Wolfgang ed io mettemmo le crocette sulla sua lista mentre eravamo li. E cosi’ facendo consumammo non solo le nostra ghiandole dell’adrenalina ma anche le nostre corde che arrivarono dalla Germania dell’Est in una borsa nuove di zecca. Quella corda fini’ con circa 1000 piedi di cadute accumulate. E per quanto riguarda me ? Me ne andai con un sentore ottimistico di dove l’arrampicata sportiva si stava dirigendo.

Dovunque Wolfgang mi avrebbe portato la prossima Volta.

Note sull'Autore:

Russ Clune è una Leggenda dell'arrampicata Americana e uno dei pochi "ergastolani True blue". Arrampica da circa quattro decenni ad alto livello ed ha viaggiato in più di 40 paesi nel mondo per scalare.

Vive a New Paltz e se ne va in giro ancora per circa 180 giorni all'anno. E' con la Black Diamond dalla sua nascita ed è parte e fondatore dell'agenzia  "All Mountain Group"

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