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Rinaldo Traini - A last Goodbye
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Ieri ho accompagnato mia madre a rendere l’estremo saluto al suo adorato cugino, Rinaldo Traini, scomparso all’eta’ di 88 anni. Per chi non ha mai sentito parlare di lui, vi rimando ai link istituzionali che troverete alla fine di queste mie memorie che non oso appellare “articolo” in totale e devoto rispetto del compianto e anche della mia etica. Rinaldo è stato un grande editore, scrittore e sceneggiatore sino all’ultimo, continuando a pubblicare le sue idee e i suoi progetti futuri su Facebook persino il giorno prima di chiudere gli occhi su questo mondo per sempre. E’ inutile scrivere di cose per le quali i giornali e qualche telegiornale hanno gia’ versato fiumi di parole, proverò a raccontarvi qualcosa che potrà magari aiutarvi ad interpretare il personaggio in un’ottica diversa da quella presentata al pubblico.
RICORDI DI INFANZIA
Ho incontrato Rinaldo per la prima volta quando ero un bambino di 10 anni. Eravamo nelle piazzetta del paese dove la loro famiglia avevano costruito la loro ricchezza e la loro casa, un piccolo castello di pietra a tre piani, sormontato da una torretta, dotato di giardino con pozzo e cantine e lui mostrava ai suoi amici e parenti la sua LADA NIVA, un mezzo militare dismesso dall’esercito Russo che aveva acquistato come seconda macchina solo per andare a fare le scampagnate in alta montagna, dove le strade che si inerpicavano sull’appennino mettevano a repentaglio le gomme, le sospensioni, i freni e talvolta anche la vita visto che tutte quelle che conducevano in posti con pianure, boschi e foreste suggestivi erano completamente sprovviste di guard rail e si snodavano a strapiombo a piu’ di 1000 metri dal livello del mare. Naturalmente si offrì di portare tutti i fanciulli a fare un giro e salimmo in 10 su quella macchina che sembrava un carro armato per noi ometti in miniatura. Eravamo io, i suoi 2 figli e tutti i nostri cugini carnali tranne quelli che vivevano in Belgio, poi c’erano mio padre accanto a me, dietro con i bambini e Nanda, la moglie di Rinaldo accanto a lui che sedeva al posto di guida. Erano i tempi che i nostri occhi erano pervasi solo di vita,di gioia, di curiosità. Anche quelli di Rinaldo che e’sempre stato un po’ miope e poi col tempo anche astigmatico. Mi ricordo che bucammo e ci divertimmo a cambiare la gomma. Non ho mai capito se avessimo davvero bucato oppure Rinaldo avesse inscenato una foratura per far divertire noi bambini e i ragazzi che in un attimo smontarono la gomma e la sostituirono con quella che si trovava imbullonata sul portellone di dietro del mezzo mentre gli adulti fumavano in disparte. Fu un pomeriggio divertente, io me lo ricordo così. Era divertente durante le vacanze estive frequentare il cugino carnale di mia madre, succedeva sempre qualcosa di nuovo. Anche i suoi figli, Ugo il piu’ grande e Giuseppe il piu’ piccolo, i miei cugini di secondo grado, erano simpatici, colti e appassionati, ci si stava bene insieme. E poi, Rinaldo aveva già fondato la casa editrice Comic Art, infatti la jeep era piena di albi di fumetti, sparpagliati ovunque. Adoravo i fumetti, ne leggevo di molti generi anche se il mio preferito era il western con Tex come capostipite. Quelli del cugino di mia madre erano invece avventure molto ricercate, con personaggi che pochi già allora (io per primo) e forse nessuno adesso ha mai sentito nominare, erano belli, con copertine coloratissime e un formato inedito per me, abituato all’album Bonelliano. Infatti, per leggere, li stendevo sul pavimento e mi immergevo nella lettura sdraiato sul tappeto per ore e ore, gustandomi ogni singolo dettaglio e dialogo dell’opera. Il primo albo di fumetti che Rinaldo mi abbia mai regalato, lui che alle sue adorate cugine tra cui mia mamma, al massimo prestava degli albi di Topolino per mezz’ora, e’ stato: Il viaggio nella moneta, con Brick Bradford, disegnato da Clarence Gray e sceneggiato da William Ritt. Un vero capolavoro di fantascienza, realizzato con maestria e i cui concetti verranno ripresi blandamente dal cinema solo dopo mezzo secolo (*) , senza peraltro mai arrivare nonostante gli artefatti della cinematografia al potere descrittivo pittorico post esistenzialista di cui le tavole, realizzate in bianco e nero di questa avventura sono intrise dalla prima all’ultima vignetta.
UN MONDO FANTASTICO
Vi mostro solo la copertina, non voglio rovinare il vostro piacere qualora vi venisse voglia di esplorare questo mondo fantastico in cui io mi immergevo da bambino, un vero viaggio spazio-temporale che io ho già intrapreso 40 anni fa solo al genio visionario di Rinaldo Traini, fondatore della Comic Art, editore della testata omonima e de L’Eternauta, dispensatore di sogni su carta, visionario agli occhi della famiglia istituzionale, un personaggio indecifrabile ai piu’, ma per me in quel particolare momento della mia infanzia: “Rinaldo, il cugino di mia madre, quello alto coi baffi che fuma il sigaro e mi regala i giornaletti che stampa lui”. Purtroppo ora non c’è più,il viaggio è finito (o è appena iniziato? Solo lui lo sa davvero adesso) Non mi trovavo a Roma quando lui e’ venuto a mancare circondato dai suoi familiari, sono partito subito da lontano appena l’ho saputo per andare a rendere il mio rispetto alla sua salma e mostrare il mio affetto ai suoi familiari piu’ stretti: i miei cugini,sua moglie, i figli dei miei cugini e tutti i loro figli che guardano la vita con gli stessi occhi con cui io leggevo i fumetti che mi regalava Rinaldo. Ho accompagnato mia madre a salutare il suo adorato cugino e mi sono ricordato della prima volta che io lo avevo incontrato. Qualche anno fa... Buon viaggio Rinaldo, che lo spazio-tempo ti sia lieve.